Castello a mare di Palermo

Palermo è ricca di monumenti tra cui il castello a mare. Posto presso l’imboccatura dell’antico porto, si pensa che la prima costruzione risalga al dodicesimo secolo, quando veniva usato dalle sentinelle per controllare la città.

Qualche indicazione sulla nascita

Abbiamo messo in forse l’anno della costruzione, perché gli storici stanno tutt’ora provando a stabilire in che anno siano potuto cominciare i primi lavori. Secondo la tradizione comunque è possibile che la fortezza nasca come fondazione islamica.

Tale tesi è avallata anche da alcuni scavi archeologici tenutisi in questi anni, per i quali si tratta di un complesso architettonico risalente agli ultimi decenni dell’epoca normanna, fra il 1160 e il primo lustro degli anni novanta del XII° secolo.

Il castello a mare di Palermo aveva sicuramente una struttura differente all’inizio: secondo le prime documentazione ai primordi aveva un Mastio a forma di torre che lo separava dal resto della città. La planimetria lo riporta all’epoca di forma quadrata, come del resto le è oggi, circondato da ampi fossati. Così come facilmente individuabile era la porta di accesso e quella delle stanze d’alloggio per truppe e castellani. Inizialmente inoltre erano adiacenti alla struttura due chiese, una aderente alla Cala, modificata dai normanni e dedicata a S. Giovanni Battista; l’altra è la Chiesa di “S. Pietro la Bagnara”, con l’entrata verso la città.

Ovviamente parliamo di una struttura cambiata, modificata e ingrandita nel corso del tempo. L’arte e la storia mutavano, e con loro anche il castello. Ad esempio, con l’avvento delle artiglierie la struttura fu modificata per cercare nuove tattiche difensive della città.

Una possibile ricostruzione storica

Appare dunque evidente quanto sia lunga e tormentata la storia di questo castello, oggi emblema di Palermo e della sua storia.

Pur essendo un’incognita la sua nascita, sappiamo bene che Federico II amava permanere qui quando veniva in visita a Palermo, e nel 1400 il castello fu anche residenza dei viceré. Anzi all’indomani della rivolta popolare capeggiata da Gianluca Squarcialupo nel 1517, fu proprio l viceré a decidere si trasferirsi qui per una sua maggiore sicurezza.

In un secondo momento poi, per un lasso di tempo limitato (1553­­-1601), il castello ospitò anche il Tribunale della “Santa” Inquisizione spagnola. Nel 1593 fu coinvolto da un’esplosione e le sue prigioni sotterranee ebbero la peggio. Molti detenuti persero la vira tra cui il poeta monrealese Antonio Veneziano, imprigionato per aver scritto un cartello ironico al viceré conte d’Olivares, dove si leggeva “..alla cantonera di don Pietro Pizzinga, allo Piano delli Bologni” (oggi piazza Bologni).

Quando poi nel ‘700 l’esigenza di difesa non fu più forte come prima, il castello divenne unica struttura funzionale per il controllo nei riguardi della città contro i moti rivoluzionari del popolo.

Il castello e i moti rivoluzionari

Il Castello a Mare è stato teatro di molte battaglie, soprattutto quelle legate alle insurrezioni del popolo. Bisogna a tal proposito citare le battaglie tra savoiardi e spagnoli nel 1718, e quella tra gli austriaci asserragliati dentro la fortezza, e i Borboni nel 1734.

Addirittura intorno al 1860 il popolo assalì il castello perché considerato emblema dell’oppressione monarchica. Non a caso, Garibaldi entrato a Palermo, il 25 giugno ne ordinò la demolizione. A seguito dell’unificazione italiana divenne poi caserma militare, fino al 1922, anno in cui il governo fascista ordinò la demolizione: un vero e proprio scempio per Palermo. Il Soprintendente ai Monumenti della Sicilia Francesco Valenti, e ancora l’ingegnere Ernesto Basile, il direttore del Museo Nazionale professor Ettore Gabrici, tentarono di persuadere la ditta McArthur di Londra a compiere quel gesto, ma tutto fu vano. Il castello fu demolito, e rimasero in piedi solo alcune parti, tra cui il “Mastio” e l’antica porta di accesso alla fortezza.

Non dimentichiamo infine che i vari bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale arrecarono ancora danni alle parti superstiti della struttura.

Il sito archeologico

Nonostante fino al 2006 sia rimasto in balia di sé stesso, da una decina di anni il castello è bastato di nuovo interessato dall’interesse dei più esperti. Infatti è divenuto oggetto di scavi e restauro. In questo modo tutta l’area è stata rivalutata, riportando alla luce una struttura imponente e mettendo in evidenza tutto il complesso fortificato. Grazie agli scavi è stata poi ritrovata una necropoli di età musulmana usata anche durante il dominio normanno.

Questi lavori di recupero hanno permesso di riportare in auge il castello, che dunque oggi è diventato un elemento essenziale per la ricostruzione urbanistica e architettonica del posto. Palermo ha ritrovato la sua consapevolezza sulla storia che la riguarda, rimettendo positivamente in discussione anche il secolare rapporto che i palermitani hanno con il loro mare.

L’apertura al pubblico

Per visitare il Castello a Mare di Palermo è possibile seguire i seguenti orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 9-13.30; martedì e sabato 9-17. Aperto anche la prima domenica del mese 9-13.30.